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In Freeangels abbiamo scoperto perché in Giappone i Bambini vanno a scuola da soli

In Giappone, sui mezzi di trasporto si vedono spesso bambini che si spostano tra i vagoni, da soli in cerca di un posto a sedere.

Indossano calzettoni al ginocchio, scarpe di vernice e pullover a quadri, hanno cappelli a tesa larga legati sotto il mento e l’abbonamento della metropolitana attaccato allo zainetto. Bambini di sei o sette anni che vanno da casa a scuola, o viceversa, senza il controllo di un adulto.

In una famosa trasmissione televisiva intitolata Hajimete no otsukai (La mia prima commissione), si vedono bambini di tre anni che vengono mandati fuori casa per sbrigare delle commissioni per la famiglia. Mentre provano a raggiungere il fruttivendolo o il panettiere, i loro progressi sono filmati di nascosto da una troupe televisiva. La trasmissione va in onda da più di 25 anni.

 

 


 

Da cosa dipende questo insolito livello di indipendenza? In realtà non si tratta di autonomia, ma di “dipendenza dal gruppo”. È questa l’opinione di Dwayne Dixon, antropologo culturale che ha scritto la sua tesi di dottorato sui giovani giapponesi. “I bambini giapponesi imparano presto che, in teoria, ci si può rivolgere a qualsiasi persona della comunità per chiedere aiuto”, dice.

Questo presupposto è rafforzato a scuola, dove i bambini a turno puliscono e servono il pranzo. Così “la fatica è ripartita tra diverse persone e le aspettative ruotano, afferma Dixon.

Assumendosi la responsabilità degli spazi condivisi, i bambini sviluppano l’orgoglio di esserne responsabili e capiscono in modo concreto quali sono le conseguenze se fanno disordine. Un bambino in giro per la città sa di poter contare sul gruppo in caso di emergenza.

I pedoni hanno la precedenza
Il Giappone ha un tasso di criminalità molto basso, e questo di sicuro contribuisce a spiegare perché i genitori si sentono tranquilli a mandare fuori casa i bambini da soli. Tuttavia, spazi urbani di dimensioni proporzionate e una propensione culturale agli spostamenti a piedi e con i mezzi pubblici sono anche fattori determinanti nel favorire la sicurezza e, cosa forse altrettanto importante, la percezione della sicurezza.

“Gli spazi pubblici sono decisamente migliori. Spazi a misura d’uomo, che contribuiscono anche a tenere sotto controllo il flusso e la velocità”, sottolinea Dixon. Nelle città giapponesi la gente è abituata ad andare a piedi e i trasporti pubblici hanno la meglio sulla cultura dell’automobile: a Tokyo la metà degli spostamenti avviene su rotaia o in autobus, un quarto a piedi. Gli automobilisti sono abituati a condividere la strada e a dare la precedenza a pedoni e ciclisti.

Dandogli questa libertà, i genitori ripongono una grande fiducia non solo nei figli, ma nell’intera comunità. “Tanti bambini in tutto il mondo sono autonomi”, osserva Dixon “Ma secondo me la cosa che più affascina gli occidentali in Giappone è il senso di fiducia e cooperazione che esiste, spesso tacito e non richiesto”.

 

 

FONTE principale: https://www.internazionale.it

Questo articolo è uscito su The Atlantic.